Tutto è iniziato con un piccolo negozio di enduro: oggi la concessionaria della famiglia Lazzarini è una delle più importanti di BMW e ora anche del Gruppo Piaggio. E nel frattempo sono arrivati anche tre titoli Mondiali di velocità. Ecco la nostra intervista
Presentare la famiglia Lazzarini in questa intervista: il punto è da dove cominciare. Per esempio dai tre titoli Mondiali di Eugenio Lazzarini come pilota e costruttore, e dagli altrettanti come team manager, con piloti del livello di Fausto Gresini e Luca Cadalora.
Ma partiamo dall’inizio.
A dare il via all’attività commerciale, oggi una delle più solide del Centro Italia, è purtroppo un drammatico incidente, occorso a Enzo Lazzarini; ce ne parla lui stesso: “Io non dovevo fare questo lavoro, mi ci sono trovato. Facevo l’elettrauto e correvo, nel 1969 ho avuto l’incidente in prova a Vallelunga [in cui perse le braccia – N.d.R.], e dopo ovviamente non potevo più continuare col mio lavoro. Cosa facciamo? Ci siamo detti in famiglia. La nostra passione erano le moto, Eugenio lavorava nel reparto corse della Benelli e così abbiamo aperto un negozio di moto. Ma è stata dura: ogni volta che arrivava un cliente per me era un trauma, parlare di prezzi, condizioni, scambi… per me era difficile.”
“All’inizio abbiamo sofferto molto, era il nostro mondo ma non era il nostro ruolo, più di una volta avevamo pensato di chiudere. Poi col tempo, tanti sacrifici e l’apprendimento da tanti errori, le cose sono cambiate. Nei primi anni avevamo tutti i marchi enduro, il primo è stato Maico, avevamo preso una 125 perché ci serviva il motore per correre nella velocità; poi sono arrivati SWM, prima di tutto, poi Simonini, Gori, Ancillotti, Villa, TGM, li avevamo tutti. È stato un periodo fortissimo, è durato una decina di anni poi però è sparito tutto, le moto, le aziende, le piste… Ma siamo andati avanti, abbiamo cambiato due sedi, sempre espandendoci, e dal 2013 siamo qua [via Carpini, vicina all’uscita dell’autostrada – N.d.R.]”.
La sede è grandissima; metri quadrati?
“Tanti, mille per Solomoto, spazio dedicato alla BMW, e altri mille dedicati al Gruppo Piaggio. Più l’officina, il primo piano con l’amministrazione, poi sotto ci sono il garage e il parcheggio. Solomoto e Lazzarini sono due entità separate: esposizione, magazzino, officina, accettazione, nuovo e usato. Tutto doppio, c’è tanto lavoro perché BMW è un grosso marchio e il Gruppo Piaggio otre ad avere Aprilia e Moto Guzzi ha una gamma di scooter molto vasta, tra modelli, colori, versioni… Più, ovviamente c’è il post vendita”.
Come avete affrontato l’emergenza Covid?
“All’inizio di marzo abbiamo visto che la situazione stava precipitando e così abbiamo anticipato il lockdown di qualche giorno lasciando a casa il personale, in tutto siamo diciotto persone. Noi di famiglia invece siamo venuti in officina a fare tutti i lavori che potevamo, tagliandi, manutenzioni, aggiornamenti, azioni di richiamo… Quando abbiamo riaperto era tutto pronto ed è stato un bene perché il lavoro è ripartito fortissimo, tanto che abbiamo dovuto prendere due stagionali.
Questo lavoro per noi è molto importante, perché il successo di un concessionario lo fa il post vendita. Certo, devi essere bravo nel consigliare la moto, devi capire il cliente, avere i modelli disponibili, ma il vero supporto lo dai dopo la vendita, il cliente deve essere tranquillo, deve sentirsi sicuro. Ecco perché per noi è stato importante lavorare durante il lockdown, per far trovare al cliente i mezzi perfettamente a punto e aggiornati. Alla riapertura l’officina era in ordine, pronta a ricevere le prenotazioni, e i clienti hanno ricevuto i servizi molto rapidamente, e ovviamente con grande soddisfazione”.
“Quando abbiamo riaperto era tutto pronto ed è stato un bene perché il lavoro è ripartito fortissimo”
E le vendite?
“Le vendite hanno ripreso bene, abbiamo fatto un buon lavoro ma non si recupera un mese come aprile. Faremo i conti a fine anno, ora resta l’incertezza su come andrà l’ultimo trimestre. Abbiamo recuperato un po’ ma purtroppo i mesi buoni sono andati: qualcuno ha rimandato l’acquisto, anche se devo dire che non sono tantissimi, e qualcuno si è ammalato, tieni conto che la nostra zona è stata colpita duramente, anche quello va in conto”.
Vi trovate bene con i gruppi con cui lavorate?
“Con BMW lavoriamo da quarant’anni ed è un rapporto oramai consolidato, c’è stima reciproca e il meccanismo ormai è ben oliato. Con il Gruppo Piaggio non posso dire altrettanto ma siamo ancora agli inizi, l’abbiamo preso cinque anni fa e quindi dobbiamo ancora lavorare. In questo caso c’è poi anche la parte operativa: tra colori, modelli, versioni, la Piaggio ha una gamma vastissima e questo complica molto il lavoro perché le vendite sono distribuite in modo abbastanza uniforme tra tutti i modelli.”
“Poi oggi il cliente è molto esigente, non solo quello delle moto ma anche degli scooter: arriva in concessionaria con un’idea, poi ascoltate le proprie esigenze, riesci anche a consigliargli il modello più adatto a lui, ma sul colore no, e tu devi darglielo rapidamente, meglio se è già disponibile; ovviamente spesso manca proprio quello. Un cliente ha aspettato uno scooter tre mesi perché voleva proprio quel colore; un caso particolare ma non troppo”.
Cosa vi servirebbe per migliorare il lavoro?
“Secondo me, e parlo di aziende in generale, possiamo ancora migliorare. È importante lavorare insieme, a vantaggio di tutti, dall’azienda al concessionario, al cliente. Le scorciatoie per vendere non portano lontano. È più difficile lavorare con le aziende italiane ma capisco perché in Italia i costi sono alti, c’è meno margine di trattativa”.
Siete preoccupati per le Euro 5?
“Non tanto, perché l’euro 5 non è un grosso cambiamento. Costerà qualcosa in più, avremo bisogno di più tempo per smaltirli, ma vista la situazione, sono fiducioso su una deroga”.
Arrivano i mezzi elettrici. Che ne pensa Lazzarini?
“Iniziamo dal basso, i monopattini. Non condivido gli incentivi. Primo, favoriscono troppo un’industria che non è nostra; poi qualche mese fa, gli avevano fermati perché erano ritenuti pericolosi. Forse prima di incentivarli, bisognava renderli più sicuri, regolamentarli e creare le strutture. Anche per le bici servono le strutture, però va meglio perché siamo abituati a usarle. Abbiamo venduto qualcosa, parlo di biciclette, ma per noi non è una attività importante. Per fare un buon lavoro, e per noi significa assistenza, sia alla vendita, sia nel post vendita, occorre personale qualificato, quindi acquisire nuove risorse, è un impegno notevole. Sono favorevole anche agli scooter, sono sicuro che i mezzi elettrici avranno un grande sviluppo nella mobilità urbana.( ma noi per ora restiamo concentrati nella nostra attività”.)
Il fatto che gli scooter elettrici necessitano di pochissima manutenzione togliendo lavoro in officina sarà un problema?
“Sì, forse lavoreremo meno, in quel settore specifico, ma che problema c’è? Occorre essere flessibili, non possiamo rimanere strutturati in un mondo in continua evoluzione, dobbiamo cambiare e offrire dei servizi diversi.
Cosa pensi di chi produce in Cina?
“Oggi lavorano bene, dal punto di vista tecnico non ci sono problemi. Se un’azienda europea affida una parte limitata della sua produzione in Cina, diciamo in Oriente, oppure in Brasile, va bene, ma se lavora al 100% in quei paesi ecco che diventa pericolosa. Faccio in discorso generale. Se il mercato mondiale venisse lasciato in mano alle multinazionali, senza mettere delle regole, ci saranno una disuguaglianza e una povertà epocale.
“Dobbiamo cercare di migliorare la qualità della vita delle persone. Ci vuole più etica, sarà utopia ma se non ci crediamo…”
Ci sono aziende che hanno chiuso tutti gli stabilimenti nei paesi dove il costo del lavoro e più alto, per andare a produrre dove il costo è bassissimo. Vendono a prezzi molto alti e pagano le tasse dove sono più basse. Un’azienda italiana, con i costi e la burocrazia che ha, come fa a fare concorrenza a queste multinazionali?
Per quanto ci riguarda, invece, dobbiamo sostenere il più possibile il lavoro in Italia: se c’è meno lavoro l’economia rallenta e chi lavora costa troppo e prende poco, perché deve sostenere chi è a casa. È un circolo vizioso molto pericoloso e per romperlo si deve trovare un equilibrio: se vuoi vendere in Italia dovresti venire a costruire una parte in Italia. Non dico di produrre tutto, con quello che costiamo e i problemi che abbiamo, ma se tutti scappano chi rimane paga sempre di più ed è destinato a scomparire. Sono contrario ai dazi generalizzati, ma favorevole ai dazi che posso chiamare comportamentali: se fai tutto all’estero e vuoi vendere in Italia, dovresti pagare.
Dobbiamo essere patrioti, prima del posto in cui viviamo; poi patrioti dell’Europa, che possa dire di più di ciò che dice oggi; infine patrioti del mondo, per cercare di migliorare la qualità della vita delle persone. Ci vuole più etica, sarà utopia ma se non ci crediamo…
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Aldo Ballerini